Se c’è qualcuno che pensa che, in tempi di coronavirus e di difficoltà per le imprese, si debbano adottare politiche di impresa che rispecchino comportamenti etici e comunque consoni alla situazione che migliaia di piccola imprese stanno drammaticamente vivendo è bene che si ricreda.
“Abbiamo da tempo denunciato, anche con una segnalazione all’AGCOM (v. news del 5 marzo) – denuncia Guido Pesaro, Responsabile Nazionale CNA Installazione Impianti – lo scandalo, perché di questo si tratta, delle richieste di pagamento per non meglio identificati ‘costi di trasferimento’ che alcuni enti di certificazione fanno alle persone ed alle imprese certificate che vogliono cambiare ente di certificazione. Ora siamo arrivati alle richieste immorali che non possono essere lasciate senza conseguenze”.
Come infatti chiamare diversamente la “penale”, perché è proprio così che viene chiamata, pari al compenso dovuto fino alla naturale scadenza del certificato (€ 1.200,00 IVA pari al costo della “tariffa di trasferimento” di € 120,00+ Iva per 10 anni) che un ente di certificazione ha spudoratamente chiesto ad una impresa? “Ed è inutile ed anche patetico che per giustificare questo scandalo si richiamino presunte condizioni contrattuali – prosegue Pesaro – quando in questi contratti vengono inserite voci di spesa non previste dal tariffario, disciplinato dal DPR 146/2018, a cui tutti gli enti si devono attenere. Se c’è qualcuno che, specialmente in questa difficile situazione, sta pensando di arricchirsi sulle spalle delle piccole imprese ha sbagliato i suoi calcoli. Sottoporremo questa incresciosa situazione all’attenzione di ACCREDIA – conclude il Responsabile degli impiantisti CNA – e la faremo presente all’AGCOM chiedendo all’Autorità un esame urgente della nostra segnalazione inviata il 5 marzo scorso”.