Emergenza coronavirus. Sondaggio sul settore impiantistico. Battipaglia. “Una situazione più complessa di quanto appare”

Nell’ambito dell’attività di monitoraggio in merito all’andamento del settore ed all’attività delle singole imprese che CNA Installazione Impianti sta svolgendo sin dall’inizio di questa emergenza sanitaria, è stato sottoposto a circa 900 imprese un breve questionario con lo scopo di conoscere in modo più approfondito la loro attuale situazione le maggiori difficoltà incontrate e le loro prospettive.

Delle imprese oggetto dell’indagine oltre il 57% ha da 1 a 3 dipendenti, il 31% da 4 a 10 e più dell’11% oltre i 10. Il 45% ha come principale cliente il privato, mentre il 41% lavora con aziende ed il 14% con la pubblica amministrazione: “Dai dati raccolti – afferma Carmine Battipaglia, Presidente CNA Installazione Impianti – emerge un quadro complicato soprattutto per il volume dei mancati pagamenti da parte dei clienti nei mesi di marzo ed aprile e per le negative ripercussioni sull’andamento occupazionale del settore”.

Più del 62% delle imprese che sono state coinvolte nell’indagine ha infatti utilizzato nel periodo marzo-aprile varie forme di ammortizzatori sociali; ci riferiamo principalmente alla Cassa Integrazione (47,2%) ed a quelli previsti dal Fondo Solidarietà Bilaterale Artigianato- FSBA (36,4%), mentre oltre la metà degli imprenditori intervistati (56%), nel periodo marzo-aprile ha dichiarato di aver ridotto il personale soprattutto nelle regioni del mezzogiorno.

In merito agli insoluti ricevuti in questo periodo, il 65% delle imprese intervistate ha dichiarato che non tutti i propri clienti hanno regolarmente pagato le fatture scadute il 30 marzo (il 35% invece risponde affermativamente) e più o meno con analoghe percentuali è la previsione degli imprenditori in merito alle scadenze di aprile; il 64,9% ritiene infatti che i clienti non pagheranno regolarmente nemmeno le fatture in scadenza ad aprile. Dai dati emerge infine che il 43% degli insoluti è arrivato da privati, il 29,3 da aziende manifatturiere, il 13,3% dalla ristorazione ed il 9,3% dal settore del turismo. Solo poco più del 5% è dovuto alla Pubblica Amministrazione.

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